Montelopio
in epoca medievale fu un castello a lungo conteso tra Pisa e Volterra. Fu poi
ceduto nel 1406 al marchese Pietro Gaetani come ricompensa per aver consegnato
il castello di Peccioli ai fiorentini. In documenti del XIII
secolo Montelopio è più volte menzionata come una delle sedi dell’Ordine dei
Cavalieri Templari, che prendevano il nome di magioni.
L’area
a est di Peccioli è stata frequentata sin dall’antichità. Prova ne è il Santuario
di Ortaglia che con ogni probabilità delimitava la giurisdizione territoriale
fra Volterra e Pisa. Nell’alto medioevo la presenza della Pieve della Piappina
conferma l’egemonia dell’area sia dal punto di vista demografico che da quello
religioso-culturale e degli scambi commerciali.
Con
ogni probabilità i discepoli di San Colombano soggiornarono proprio in questa
zona durante il loro viaggio verso Roma, e qui lasciarono parte dei loro
preziosi tralci, da cui crebbe quella che sarebbe divenuta l’uva colombana.
L’asse viario corrispondente grosso modo all’attuale strada della Bonifica è
antichissimo, più antico di altri assi viari sorti nel medioevo come per
esempio la Via Francigena.
A
riprova che la zona est di Peccioli fosse frequentatissima abbiamo la presenza
di numerosi ‘spedali lungo i due crinali della valle del Roglio. “Spedale”
corrisponde all’odierno “ostello”, secondo il dizionario della Crusca si tratta
di un “luogo pio, che per carità accetta i viandanti, o gl’infermi”. Di seguito
elenchiamo gli ‘spedali di tutta la zona, quelli almeno di cui siamo a
conoscenza: a Peccioli lo ‘Spedale dell’Ordine dei cavalieri di San Giovanni e
lo ‘Spedale dell’Ordine di Sant’Antonio da Vienne, a Carpugnano (presso le
Serre) lo ‘Spedale dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, a Villamagna lo
‘Spedale dell’Ordine dei Cavalieri del Tau, a Spedaletto lo ‘Spedale
dell’Ordine dei Cavalieri del Tau, presso il Podere Sburleo (nei pressi di
Volterra, lungo l’Era) lo ‘Spedale dell’Ordine dei Templari. L’esistenza di
altri ‘spedali è segnalata a Libbiano, Ghizzano, Montecchio, nelle vicinanze di
Fabbrica, solo per rimanere nell’attuale giurisdizione comunale pecciolese. A
Volterra sono segnalati vari ordini cavallereschi ma nessuno ‘spedale.
Indizi della permanenza
dei templari nella zona di Montelopio sono dati dai toponimi Magione, Magioncina, Il botro della
Magiona, derivati dal latino mansio
e dal francese maison, che stavano ad
indicare gli edifici in cui risiedevano i Templari, nonché Spinucola, località fra Cedri e
Montelopio, ora soltanto un podere, ma in passato sede della famiglia Gaetani, Poggio di Malaspina, Serraspina, che alludono al culto
templare della Sacra Spina, Colombaia,
Palombara, Palumbo, richiamano le colombaie utilizzate dai Templari per
l’allevamento dei volatili utilizzati come messaggeri. E ancora, Ospedale, Ospedaletto, Spedaletto,
indicavano luoghi di ricovero e di ospitalità per i pellegrini che i Templari
dovevano proteggere; Peschiera, Pescaia, Escaia erano le pozze d’acqua artificiali create per l’allevamento
del pesce di cui prevalentemente si nutrivano i Templari.
I
Templari in tutto il nostro territorio si trovano dunque solo a Montelopio e
alla loro magione afferivano molte proprietà dislocate a Volterra (nella
diocesi di Volterra tre erano le magioni templari: Montelopio, San Gimignano e
Frosini) e nel contado (probabilmente lo stesso Podere Sburleo). Per trovare
testimonianza di altre magioni templari bisogna andare a Siena o a Pisa. Ne
deriva allora l’importanza strategica del luogo, che tra l’altro si trova
proprio a metà strada tra questi due grossi centri. Montelopio era lungo la
cosiddetta viabilità medievale San Gimignano-Pisa, da intendersi come tratto di
raccordo fra la Via Francigena e la viabilità costiera e molto vicina al fiume
Era. A conferma di questa ipotesi è la presenza nei pressi del campo sportivo
di Montecchio di tratti di strada in cui si ravvisa un selciato di origine
longobarda.
Le
magioni templari infatti erano dislocate in punti strategici del territorio, e
di preferenza, lungo quelli che erano chiamati “cammini di pellegrinaggio”,
come ad esempio i Cammino di Santiago di Compostela o quello verso Roma o verso
Brindisi e, di lì, verso la Terrasanta (Via Francigena o Romea). Sono
localizzabili sui passi montani, lungo le antiche vie romane, come l’Aurelia,
la Cassia o l’Appia, sugli snodi laterali dei principali “cammini” o sugli assi
viari alternativi. Ancora lungo i fiumi, presso i ponti, oppure all’imbocco o
alla chiusura delle valli o sul litorale, presso i porti. La maggior parte di
queste magioni offriva ospitalità ai pellegrini in viaggio. I beni dei
Templari, dopo la sospensione dell’Ordine nel 1312, furono inglobati nella rete
dei possedimenti dei Cavalieri di San Giovanni, perdendo le loro connotazioni
originarie o scomparendo.
Tra le titolature più
usate per le chiese dei Templari, dopo Santa Maria e San Bernardo, il quale era
la loro guida spirituale, ci sono i Santi Cavalieri Martino, Giorgio e Michele.
La chiesa di Montelopio, di cui esiste ormai soltanto un disegno nell’archivio
Mazzetti, in quanto fu distrutta nell’Ottocento, era consacrata proprio a San
Martino, ed era situata poco prima dell’ingresso del borgo. Secondo alcune ipotesi, non ancora
dimostrate, alcune sue parti sarebbero state murate sulla Chiesa di Santa Maria
Assunta di Fabbrica.
Si
dice nel testo di Anna e Grazia Ceccanti “Lo Scrigno dei Templari” a pag. 87:
“Si capisce quanto siano stati stretti i rapporti tra le magioni, soprattutto
ci sembra tra quella di Santa Sofia di Pisa, quella di Montelopio e quella di
San Gimignano”.
Si
parla inoltre di un misterioso cofanetto di pietra proveniente da Volterra e
conservato al British Museum, attribuito ai Templari (sul cofanetto sono
scolpite alcune scene che suggeriscono esperimenti o pratiche alchimistiche e
presenta alcune scritte in arabo. Le pratiche alchimistiche erano spesso
attribuite ai Templari). Le autrici ipotizzano che esso provenga proprio da
Montelopio (p. 124, op. cit).